lunedì 12 luglio 2010

Le mezze misure

In un momento di particolare sconforto personale, mi aggrappo anch'io a quello che posso.
Tipo un ragazzino che, ascoltando la conversazione di un amico che narrava le sue avventure da giovane dottorando aspirante al nobel in fisica quantistica, esordisce con un " ma tu, parlare di figa, mai?".
Grandissimo. E' ovviamente diventato il mio eroe personale, non solo perchè ha fatto presente al mio amico che oltre la fisica c'è la figa (ho coniato tutta una serie di slogan per l'occasione, ne ho scritto uno anche su un fazzoletto) (pulito eh). Ma ha anche saggiamente ricordato che con 50 gradi all'ombra ogni discorso che mira alla profondità delle cose o, come in questo caso, della materia, merita di essere cassato, e Dio solo sa quanto ami questo termine.
Si, questo il consiglio della settimana.
Parliamo di figa e lasciamoci alle spalle gli ostacoli della vita quotidiana.

ps sto diventando la versione romagnolizzata di me stessa

ps 2 mi dicono che proprio stasera, alle 22 in Piazza Verdi, c'è la presentazione del libro Storia del Preservativo. Sempre sul pezzo quelli di Bologna estate.

venerdì 9 luglio 2010

Onorare le insonnie

Stanotte mi sono svegliata alle 4 con l 'idea che un gruppo di rumeni acrobati stesse forzando le mie finestre.
Mi sono alzata, ho esplorato tutta la casa. Nessuna traccia di esseri snodati. Neanche nella credenza.
Mi rimetto a letto, aspettando che il sonno mi riporti esattamente là dove voglio essere, dove devo essere, perchè domani cioè oggi ho un colloquio e vorrei articolare due parole tra cui il mio nome.
Ma vado in loop.
Penso a Mike Bongiorno. Penso che mi devono venire le mestruazioni. Controllo, mi sono venute. Smadonno. Vado a bere. Bevo troppo, devo andare in bagno.
Questo fino alle sei.
Allo scoccare delle sei suona la sveglia del mio vicino di casa, e dopo poco sento i suoi scatarramenti nasali in bagno. Dio solo sa perchè gli uomini si scatarrano il naso OGNI mattina. Festività comprese. Controllo le email. Ieri ho avuto delle brutte e belle notizie lavorative. Le belle sono belle perchè io, malgrado tutto, sono una persona che riesce a vedere quella tanica di merda, consentitemelo, mezza vuota, e le brutte vogliono dire che avrò un pò di soldi in meno rispetto al previsto, addio occhiali di Prada collezione limitata.
Penso a queste cose fino alle sei e mezzo, poi decido di accendere il cellulare per fare il calcolo di quanti anni avrebbe il mio bisnonno se fosse vivo solo che impallo il cellulare, smadonno, mi siedo sugli occhiali da vista, rompendone un'asta.
Sono le sette e tutto va bene.
Dopo un secondo cominciano i trivellamenti del Civis sotto casa mia, e un polverone si alza e invade via Irnerio.
E alla fine sono contenta, perchè so che non può andare peggio di così.

mercoledì 7 luglio 2010

Inserimento del maschio a scopo terapeutico

Stamattina sono andata di corvè al nuovo comune di Bologna.
Per chi non fosse mio coincittadino, il nuovo comune si è spostato dietro la stazione, in una nuova e moderna struttura archittettonica molto coraggiosa per una abitudinaria città come Bologna, poco incline a credere nelle novità provenienti dal suo interno.
Mi sono avventurata, con l'indirizzo in una mano, alla ricerca della torre C, dove dovevo svolgere alcuni ciappini, come diceva mio nonno.
Essendo io passata sotto il comprensorio comunale solo a tarda notte e sempre piuttosto ubriaca, me le ricordavo imponente e maestoso, pieno di luci colorate. Ovviamente da sobria mi sono resa conto che trattasi di tre palazzine di media altezza e certo non passabili del termine torre.
Prima annotazione. Guardando la mappa che dovrebbe illustrarmi la localizzazione della torre a, b o c, capisco che la confusione non è una caratteristica esclusiva del Toro ascendente scorpione. Chiedo a un vecchio che passa per caso e che si sta cipollando i maroni, e apprendo che la torre c è quella a destra, dove davanti siede Federico Poggi Pollini intento a compilare un modulo. Anche i divi evidentemente hanno bisogno di fare dei ciappini in Comune, delle volte.
Entro e scopro che adoro le architetture coraggiose, se non altro perchè in 5 secondi il potente getto di aria condizionata mi ha asciugato tutto il sudore, anche quello che ancora dovevo sudare, lasciandomi in uno strano stato tipo prugna secca.
Dopo un quiproquo con l'usciere che si sbaglia e mi manda a un piano sbagliato, arrivo al mio piano. La portinaia mi fa aspettare, e poi fa il cenno di proseguire verso il corridoio dove, alla fine di una serie di porte aperte, c'è l'ufficio che cercavo.
Passando in quel corridoio bianco le ho viste.
Ho visto loro, le comunali. In un ufficio una signora tutta dritta e tesa gira un mappamondo tra le mani, con sguardo fisso nel vuoto. In un'altra stanza una corpulenta comunale azzanna una crescente spessa quanto un mattone, in quella a fianco due battibeccano su una questione che non riesco ad inquadrare.
Alla fine del mio tour del corridoio noto, con tristezza, che sono tutte donne.
Ecco io, da sempre, considero i ginecei più pericolosi della rana velenosa sudamericana, per intenderci. Ogniqualvolta mi trovi, mio malgrado, inserita in queste chiuse comunità femminili, mi manca terribilmente il punto di vista maschile. Che sia un giudizio su come effettuare un lavoro, il posto da scegliere per ubriacarsi, o la teoria sul perchè non ti chiama. Il gruppo misto attiva una inconsapevole tensione rendendo movimentata l'atmosfera ed evita il focalizzarsi su quelle piccole e noiose questioni di principio, per noi donne così importanti. Un buon maschio, inserito in un ambiente lavorativo composto da sole donne, ripristina l'energia sessuale e perchè no, anche la competizione lavorativa. Oltre a cambiare le lampadine in maniera superba.
Questa è la mia personale teoria, ma accetto di essere pubblicamente smentita.
Più maschi e meno cottolenghi comunali.

lunedì 5 luglio 2010

Intrecciare relazioni sociali e " scusa se non considero la merda del tuo cane patrimonio dell'umanità"

Bologna si risveglia in una cupola di umidità, l'unica stella visibile nel suo cielo gassoso è Arturo, a forma di aquilone lievemente luminoso, componente della Corona Boreale.

Ovviamente a forza di guardare il cielo, con l'animo entusiasta di un antenato alle prese con le meraviglie dello sconosciuto, si può sempre incappare in quello che, a Bologna, risulta essere il problema numero uno degli aspiranti sognatori. Le merde dei cani.
A Londra, invece, (e consentitemi di fare un parallelo, che mi sono trattenuta in questo mese dall'impezzare chiunque sulle differenze Albione-Italia, troppe e svilenti) la cosa più schifosa con cui puoi avere la sfortuna di approciarti sono le ossa di pollo.
Le merde a Bologna sono ovunque.
Le fresche di produzione, giacciono in composizioni architettoniche quasi artistiche, con elevazioni varie, in diversi luoghi che possono essere gli angoli di un portico, il centro della pavimentazione di un portico, la macchia più scura della mattonella del marciapiede, per causare la cosidetta " sorpresa di merda".
Le più vecchie, che hanno resistito a giorni di solleone o pioggia, piedi di tutte le dimensioni, spazzini di tutte le nazionalità, decrescono in altezza e si contraggono, mostrando una stoica solidità interiore e un'incredibile legame con l'ecosistema bolognese.
Proprio mentre imprecavo per una cacca su cui il mio trolley è magicamente incappato, ho avuto modo di conoscere Elisa.
Elisa è una giovane punkabbestia bergamasca, che abita le vie del ghetto ebraico con la sua squadra di cani al guinzaglio. Se le parli un pò capisci che è figlia o di un banchiere o di un imprenditore, ma cerchi di crederle quando afferma che ha scelto di vivere elemosinando pochi spiccioli per rinnegare il consumismo frenetico della società.
Elisa sostiene di non raccogliere le cacche dei suoi cani perchè quest'ultime sono naturale e ordinaria conseguenza della vita, e che lei non si frappone ai discorsi della natura, facendo una pippa a una pastorale di Virgilio.
Dopo di chè mi ha chiesto se avevo una sigaretta, e l'ho mandata a fanculo. Scusate ma ci voleva.
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