venerdì 22 gennaio 2010

From a Wonderbaier point of view

E' successo la prima volta qualche giorno fa.
Tardo pomeriggio, tornata dal lavoro.
Il mio coinquilino francese, un 23enne simile alla versione gay di Ben Affleck, scende le scale e si posiziona sul divano a gambe aperte.
Ha indosso solo una canottiera (è l'ultima moda in casa mia, sarà per i 40 gradi onnipresenti) e i muscoli tirati sono lucidi, perché è appena uscito dalla doccia.
Noto obiettivamente che trasuda sensualità da ogni poro dilatato della pelle, ma il pensiero neppure mi sfiora la mente. Anzi. Gli chiedo se è lui che ha intasato il bagno ieri e lui si confessa e dice che si, la potenza francese ha colpito ancora (per chi mi segue su Twitter forse ricorderà l'inconveniente del bagno di qualche giorno fa).
Ecco, mi sono accorta che mi approcciavo a lui non come una donna, che avrebbe avuto un sussulto, un qualche movimento interiore, un pensiero (anche di schifo eh) verso la sua quasi totale nudità, ma come una vecchia zia, che ci mancava poco che gli dicevo copriti che fa freddo, bel ragazzino.
Allora mi sono venute in mente le teorie sulla vita del mio amico B.
Secondo B., il mondo si divide in chi fa Wonderbaier e chi non lo fa.
Chi fa Wonderbaier sappiamo essere impegnato - settimanalmente, mensilmente o i più fortunati quotidianamente - in un attività più o meno piacevole, più o meno nobile, più o meno atletica, che tutti voi ben immaginate. Questa pratica stanca, rilassa, impegna, fa consumare calorie, causa il Global Warming perchè necessita plurime docce, trasforma in piacevoli noiose chiacchierate al bar e, soprattutto, rende forti del fatto di farlo e di poterlo rifare.
Chi non fa Wonderbaier invece, ha a disposizione svariate ore settimanali per pensare in primo luogo al perché non lo fa e poi, quando il motivo della mancanza di Wonderbaier diviene chiaro alla sua coscienza, ha tempo libero e per evitare di abbracciare un qualche circolo vizioso ossessivo, di lì in avanti, sublima.
Quindi il sesso o si fa o lo si esclude dalla propria vita, non esistono vie di mezzo .
Ecco, io in questo periodo rientro piacevolmente nella seconda categoria, cioè quelli che hanno momentaneamente abbandonato il sesso e (ora lo dico) i pensieri riguardo al sesso, per abbracciare non la via della santità ma qualcosa di più indefinito, a metà tra la purezza adolescenziale e la massima espressione di creatività artistica.
Cioè, ho sublimato.
Ho messo in atto quello che generazione di donne single-croniche, nerd indefessi, abbandonati senza capacità di recupero, femmine che hanno scelto di non aver contatti con il genere maschile neanche per perpetuare la specie, fanno.


11 commenti:

  1. beh, non c'è niente di male.
    peppe

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  2. eehhh
    (che poi non so cosa significa, ma ogni tanto qualcuno lo usa, e allora adesso lo uso anche io)

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  3. Si parla di Wonderbaier solo quando non lo si fa

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  4. Non ti resta che attendere quindi la fase "si puo' fareeee"

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  5. Fantastico questo post, ma sei una maga della penna!!!


    Gargantua

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  6. Io sono della seconda categoria da sempre, non ho capito se mio malgrado. Presto andrò a sublimare da Pippo Baudo. Chissà il prossimo passo.
    Aeiouy

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  7. I delusi, gli insoddisfatti, i rinunciatari...
    Ricordo la vecchia pubblicità di un prodotto anticalvizie che citava queste categorie di uomini.
    Senza dimenticare poi l'immortale favola della volpe e l'uva.
    Tutto vero, ma posso testimoniare anch'io che la vita può essere 'sublime' ...anche con qualche capello in meno ! ;-)

    L'è vàira o no?

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