domenica 17 aprile 2011

Microclimi

Mi ero appuntata una cosa che dovevo scrivere qui sul blog. Ho buttato il foglietto nella borsa. Borsa che contiene moltissimi foglietti, di varia natura. Dalla lista della spesa, a un foglietto in cui scrivo che devo chiedere alla mia commercialista delucidazioni su una sigla che somiglia vagamente a YMCA. Come fa figo dire "la mia commercialista". Comunque. Quell'appunto è ovviamente andato perso nei meandri del mio congenito disordine e qualcuno, su un autobus (forse il 20) lo ritroverà e riderà.
Dato che non ricordo più quello che dovevo scrivere, scrivo che non mi piace l'idea che si debba lavorare per vivere. La trovo antiquata.
Io, per vivere, vorrei ridere e amare.
Lavorare per vivere mi sembra una cosa cattolica e punitiva. Da "espiazione dei peccati", ecco. Da "altro che parto con dolore, per tutta la vita ti obbligo a un 740 disastroso".
Dovremmo farci una rivoluzione, su questa cosa.
Mica pizza e fichi.

4 commenti:

  1. Il peccato è stato inventato appositamente per indurre il senso di colpa necessario a creare sudditanza. "Con il sudore del volto mangerai il pane fino a che tornerai alla terra stronzo!" disse il dio dell'amore, con lo stesso modo che ho visto in Pappalardo ieri su Blob...
    Amèn.
    Flep66

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  2. Io proporrei il baratto delle ore a chilometri zero:
    io cucino per te un'ora e tu mi tagli i capelli nella successiva... secondo me si riesce in qualche modo...l'unico che alla coop non si riesce a barattare per fare la spesa...non so devo pensarci un po' su a sta cosa..l'economista che dice?

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