martedì 13 marzo 2012

La solitudine delle parole perse

Siamo abituati a parlare di "noi" e di "loro".
Viviamo separati, tribù di persone che raramente si mescolano. A volte pensiamo a loro come dei barbari, che vivono insieme a noi e si alimentano della stessa penuria di stimoli culturali con cui ci alimentiamo noi.
Si sposano come noi, perpetuano questa specie e quindi, come noi, hanno diritto ad avere un'opinione, un seguito, di essere come noi un mattone egualmente solido che compone il muro del nostro futuro.
Tutto questo per parlare di cosa.
Al Cosmoprof, dove lavoro ogni anno e luogo che adoro perchè racchiude tutto il superfluo di cui abbiamo necessariamente bisogno, mi sono accorta della latitanza di alcune parole.
Non esiste più il mancino perchè esiste la "persona che usa la mano sinistra" né la tariffa, perchè si parla solo di "prezzo". Le parole vengono semplificate non perchè viene meno il tempo, ma perchè non si conosce l'esistenza dell'alternativa. E così il linguaggio prosegue la sua evoluzione, lasciandosi alle spalle parole e suoni non più esercitati.
La maggior parte delle persone con cui parlo ha un vocabolario ridotto. Ridottissimo.
Mi chiedo come facciano, così, ad articolare il complesso mondo del lessico delle emozioni, e soprattutto se c'è un nesso tra questa penuria lessicale e l'analfabetismo emotivo di questi strani tempi.

sabato 10 marzo 2012

Avere patate che non ti corrispondono

Che poi la differenza tra uomini potrebbe trovare senso nella seguente vignetta:

lui decide di fare le patate al forno.
LE chiede delucidazioni (come taglio le patate, a cerchi o dadini piccoli? le metto a bagno per togliere l'amido? se sì, quanto? forno al massimo?), lei pazientemente spiega a lui la ricetta, lui la mette in atto.
Due punti critici.
1) mette a bagno le patate con la buccia. LEI glielo fa notare. Lui leva la buccia.
2) decide di lessarle prima di metterle in forno. Mette l'acqua a bollire, aspetta, l'acqua bolle, a quel punto prende la pentola e la sposta sul taliere della cucina, dove aveva tagliato le patate e dove quest'ultime aspettano diligentemente di compiere il loro dovere. Riempie la pentola di patate e riporta la pentola sul fornello.

Ecco, il rapporto tra uomini e donne è bello per questo. C'è sempre un modo di fare le cose a noi donne sconosciuto e lontano, e trovare altre vie per arrivare nello stesso luogo può essere divertente, interessante sicuramente inconsueto e insolito anche se si parla di patate.

ps. Comunque spostare le patate è più semplice e meno rischioso.
ps1. 10 minuti e poi forno a 200 gradi.

martedì 31 gennaio 2012

Interviste possibili: Sabrina, 26 anni, di Canosa di Puglia, vive a Bologna dove studia Dams Musica indirizzo Discografia multimediale

Prima puntata delle nostre "Interviste possibili", rubrica mensile di approfondimento sulla cultura giovanile italiana, indignata o meno, ma volonterosa di dare un contributo positivo alla crescita di questo paese in stallo.
Sabrina, 26 anni.
Si presenta con lunghi capelli neri e un collarino di borchie, gli occhi contornati da ombretto nero e il pallore di chi passa troppo tempo sui manuali di Estetica della musica argentina post recessione.

Sabrina, qual'è la tua esperienza di studentessa migrante?

Innanzitutto grazie di avermi intervistata. Sono arrivata a Bologna 7 anni fa, grazie al cugino di un amico di zia Maria Teresa, che aveva una stanza libera da affittare. Lui fa l'operaio da 20 anni qui a Bologna. Era venuto per studiare "Andamenti storiografici della pittura moldava del XV secolo" ma poi, le avversità della vita e il non volersi piegare a un sistema universitario poco meritocratico, gli hanno fanno scegliere questo lavoro. Sta bene, ha comprato pure casa. Come secondo lavoro commercia burrate. Io gli dò una mano quando non lavoro come barista in un centro sociale.

Parliamo dei tuoi studi. Cosa ti ha spinto a studiare "Discografia multimediale"? Come ti trovi? Quali sbocchi professionali pensi di trovare dopo la laurea?

Beh, la laurea è ancora lontana! Fin da piccola ho coltivato l'interesse per la musica. A flauto ero la prima della classe. Poi, da liceale, ho scoperto il Glam rock e per un periodo sono stata dark. Tutti pensano che sia una moda momentanea, in realtà è proprio uno stile di vita, che ti aiuta ad esprimere il buio che c'è dentro di te. Mi ha aiutato molto, a far uscire la vera Sabrina. Insieme alle letture di Edgar Allan Poe e di Enrico Brizzi. Poi, in 5^ superiore, quando tutte le mie compagne sognavano di diventare avvocati o medici, ho trovato questo fantastico corso. Sentivo che Bologna era la città della mia vita da tanto tempo, perchè creativa e anticonvenzionale, e allora ho scelto.

A che anno sei?

Sono al 3^ anno fuori corso, ma sono una studentessa lavoratrice. Faccio la barista una volta a settimana in un centro sociale, per pagarmi gli studi. Spero di laurearmi tra 3 anni!

Come ti vedi da grande?

Mi vedo lavorare in un grande locale che promuove musica indipendente. Mi piacerebbe creare una nuova etichetta, magari solo per band al femminile, e distribuirla sulla rete. Magari creare un'associazione culturale che promuove la cultura della mia terra qui a Bologna. Potrebbe essere un'idea nuova.

Grazie, alla prossima puntata.

venerdì 6 maggio 2011

domenica 17 aprile 2011

Microclimi

Mi ero appuntata una cosa che dovevo scrivere qui sul blog. Ho buttato il foglietto nella borsa. Borsa che contiene moltissimi foglietti, di varia natura. Dalla lista della spesa, a un foglietto in cui scrivo che devo chiedere alla mia commercialista delucidazioni su una sigla che somiglia vagamente a YMCA. Come fa figo dire "la mia commercialista". Comunque. Quell'appunto è ovviamente andato perso nei meandri del mio congenito disordine e qualcuno, su un autobus (forse il 20) lo ritroverà e riderà.
Dato che non ricordo più quello che dovevo scrivere, scrivo che non mi piace l'idea che si debba lavorare per vivere. La trovo antiquata.
Io, per vivere, vorrei ridere e amare.
Lavorare per vivere mi sembra una cosa cattolica e punitiva. Da "espiazione dei peccati", ecco. Da "altro che parto con dolore, per tutta la vita ti obbligo a un 740 disastroso".
Dovremmo farci una rivoluzione, su questa cosa.
Mica pizza e fichi.

mercoledì 30 marzo 2011

Riflessioni

Io, in quei venti secondi di pubblicità prima di vedere un video su youtube, penso spesso alla morte.

domenica 27 febbraio 2011

A ripetersi

Beccata davanti all'ennesima pagina di oroscopo online un'amica, di quelle vere, non quelle che si inaspriscono se ultimamente ti va troppo bene (ce ne sono tante, la loro identificazione ultimamente è il mio passatempo preferito) mi ha detto: "Certo che se controlli solo quei due segni zodiacali con cui ti pare di andare d'accordo, te ne perdi altri 10 con cui potresti stare anche meglio".
Giusto, ho pensato.
Ma chi ne ha voglia di buttarsi in relazioni completamente sconosciute, imprevedibili, e dove tutto funziona diversamente?
Ecco, quest'ultima frase l'ha udita solo l'omino che abita il mio cervello da quasi 28 anni, che con tutte le conversazioni deviate degli ultimi periodi probabilmente sta cercando di suicidarsi con il gas o i grassi idrogenati.
Mi sono fatta paura da sola. Ma davvero, nella vita, alla fine è più difficile cambiare modalità di relazionarsi sentimentalmente con una persona, anche se questo ti ha fatto stare a volte bene ma alla fine soprattutto male, che buttarsi in qualche sconosciuta e scarsamente prevedibile situazione nuova?
Ma soprattutto: cosa ne sarebbe dei personaggi di Beautiful se capissero tutto questo?








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