martedì 27 ottobre 2009

Segno dei tempi

Della mia adolescenza, passata a Prato con mio padre, ho ricordi molto belli.
Mio padre aveva una fabbrica tessile, si occupava di import-export.
All'interno del suo magazzino c'erano scatoloni su scatoloni e quando io, finiti i compiti, potevo dargli una mano, provavo una strana sensazione di stordimento davanti a tutti quei vestiti.
Una volta sbavai pure, davanti a una t-shirt edizione limitata di Calvin Klein, ma forse era la fame.
Mangiavo poco, era di moda Kate Moss.

Gli operai di mio padre si chiamavano Giannino, Rita, Marco, Paolo, Robertino, Fabietto.
Ne chiamavi uno e si voltavano tutti, perchè erano cinesi e non capivano una parola.
Mi sono sempre chiesta come facessero a lavorare per mio padre, che parlava solo italiano, e non sbagliare mai un ordine.
Mio padre diceva che erano nati per lavorare, e allora pensavo che lui era nato per avere un'azienda, io per comprare vestiti e Benedetta, il nostro cane, per fare pipì contro le gomme della Mercedes del vicino, che si chiamava Aristide e si toccava sempre tra le gambe.

Sono passati quindici anni da quel periodo.
Ho scoperto di essere nata anche per altre cose, che non sempre implicano una carta di credito.
Benedetta è ancora viva, ma la Mercedes non c'è più, chiaro segno dei tempi.
Per quanto riguarda mio padre e i cinesi, beh a voi la risposta.



2 commenti:

  1. mi interrogherei piuttosto sulla (r)esistenza di calvin e kate

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  2. ah ma quelli sono pilastri della società! oramai fanno parte del suo dna più della lotta sociale!!

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