Quando ero in terza elementare, un giorno la maestra di matematica ci raccontò di una giornata di quasi dieci anni prima, alla stazione di Bologna.
Lei tornava da una gita scout. Aveva i calzoni corti, i calzetti traforati e le piaceva Carlo, un ragazzo suo coetaneo.
Erano in treno da un paio d'ore, arrivo previsto ore 10.30, stazione centrale, Bologna.
All'altezza di Ferrara il loro treno venne bloccato su un binario, sotto un sole cocente.
La maestra ci raccontò che in pochi minuti lo scompartimento divenne talmente caldo che tutti i ragazzi gocciolavano sudore e lei si vergognava tantissimo, perchè era quella che gocciolava di più. Pensò al suo mascara, all'eye liner che sentiva sciogliersi sulle guancie.
Mentre quella che sarebbe diventata la mia maestra e gli altri ragazzi scout soffrivano il caldo fermi su un binario a Ferrara, a Bologna morivano 85 persone.
Mio padre tornando dal lavoro vedeva i taxi pieni di corpi destinazione qualunque ospedale non rischiasse il collasso e avesse almeno un corridoio libero.
Era il 2 agosto 1980.
Purtroppo sono passati trent'anni, e le persone hanno la memoria labile. Per persone non intendo il povero ragazzo sperduto che sogna un mondo proletario o il neofascista dei quartieri alti. Neanche il contadino di Solarolo. Parlo di persone come noi, come me e te, che vivono una vita normale, che lavorano a volte anche nel sociale, che hanno una scala di valori vicina a quella che consideriamo una scala di valori normale.
Credono che le bombette, come le ha chiamate una mia collega qualche giorno fa, siano utili, lo credono ancora in tanti.
Si nascondono dietro il fascino dell'estremismo, la voglia di non omologarsi, perfino la lotta al capitalismo. Oppure parlano di unica soluzione.
Io non penso ci sia solo un'unica soluzione, ma penso che sia dannatamente più facile pensarlo.
Preoccupiamoci.
Lei tornava da una gita scout. Aveva i calzoni corti, i calzetti traforati e le piaceva Carlo, un ragazzo suo coetaneo.
Erano in treno da un paio d'ore, arrivo previsto ore 10.30, stazione centrale, Bologna.
All'altezza di Ferrara il loro treno venne bloccato su un binario, sotto un sole cocente.
La maestra ci raccontò che in pochi minuti lo scompartimento divenne talmente caldo che tutti i ragazzi gocciolavano sudore e lei si vergognava tantissimo, perchè era quella che gocciolava di più. Pensò al suo mascara, all'eye liner che sentiva sciogliersi sulle guancie.
Mentre quella che sarebbe diventata la mia maestra e gli altri ragazzi scout soffrivano il caldo fermi su un binario a Ferrara, a Bologna morivano 85 persone.
Mio padre tornando dal lavoro vedeva i taxi pieni di corpi destinazione qualunque ospedale non rischiasse il collasso e avesse almeno un corridoio libero.
Era il 2 agosto 1980.
Purtroppo sono passati trent'anni, e le persone hanno la memoria labile. Per persone non intendo il povero ragazzo sperduto che sogna un mondo proletario o il neofascista dei quartieri alti. Neanche il contadino di Solarolo. Parlo di persone come noi, come me e te, che vivono una vita normale, che lavorano a volte anche nel sociale, che hanno una scala di valori vicina a quella che consideriamo una scala di valori normale.
Credono che le bombette, come le ha chiamate una mia collega qualche giorno fa, siano utili, lo credono ancora in tanti.
Si nascondono dietro il fascino dell'estremismo, la voglia di non omologarsi, perfino la lotta al capitalismo. Oppure parlano di unica soluzione.
Io non penso ci sia solo un'unica soluzione, ma penso che sia dannatamente più facile pensarlo.
Preoccupiamoci.
Complimenti. Ottima sintesi. Ma oramai i lettori di questo blog ne sono abituati.
RispondiEliminaMinosse
beh, hai colto il segno.
RispondiEliminahttp://haidaaccendere.splinder.com