Stamattina sono andata di corvè al nuovo comune di Bologna.
Per chi non fosse mio coincittadino, il nuovo comune si è spostato dietro la stazione, in una nuova e moderna struttura archittettonica molto coraggiosa per una abitudinaria città come Bologna, poco incline a credere nelle novità provenienti dal suo interno.
Mi sono avventurata, con l'indirizzo in una mano, alla ricerca della torre C, dove dovevo svolgere alcuni ciappini, come diceva mio nonno.
Essendo io passata sotto il comprensorio comunale solo a tarda notte e sempre piuttosto ubriaca, me le ricordavo imponente e maestoso, pieno di luci colorate. Ovviamente da sobria mi sono resa conto che trattasi di tre palazzine di media altezza e certo non passabili del termine torre.
Prima annotazione. Guardando la mappa che dovrebbe illustrarmi la localizzazione della torre a, b o c, capisco che la confusione non è una caratteristica esclusiva del Toro ascendente scorpione. Chiedo a un vecchio che passa per caso e che si sta cipollando i maroni, e apprendo che la torre c è quella a destra, dove davanti siede Federico Poggi Pollini intento a compilare un modulo. Anche i divi evidentemente hanno bisogno di fare dei ciappini in Comune, delle volte.
Entro e scopro che adoro le architetture coraggiose, se non altro perchè in 5 secondi il potente getto di aria condizionata mi ha asciugato tutto il sudore, anche quello che ancora dovevo sudare, lasciandomi in uno strano stato tipo prugna secca.
Dopo un quiproquo con l'usciere che si sbaglia e mi manda a un piano sbagliato, arrivo al mio piano. La portinaia mi fa aspettare, e poi fa il cenno di proseguire verso il corridoio dove, alla fine di una serie di porte aperte, c'è l'ufficio che cercavo.
Passando in quel corridoio bianco le ho viste.
Ho visto loro, le comunali. In un ufficio una signora tutta dritta e tesa gira un mappamondo tra le mani, con sguardo fisso nel vuoto. In un'altra stanza una corpulenta comunale azzanna una crescente spessa quanto un mattone, in quella a fianco due battibeccano su una questione che non riesco ad inquadrare.
Alla fine del mio tour del corridoio noto, con tristezza, che sono tutte donne.
Ecco io, da sempre, considero i ginecei più pericolosi della rana velenosa sudamericana, per intenderci. Ogniqualvolta mi trovi, mio malgrado, inserita in queste chiuse comunità femminili, mi manca terribilmente il punto di vista maschile. Che sia un giudizio su come effettuare un lavoro, il posto da scegliere per ubriacarsi, o la teoria sul perchè non ti chiama. Il gruppo misto attiva una inconsapevole tensione rendendo movimentata l'atmosfera ed evita il focalizzarsi su quelle piccole e noiose questioni di principio, per noi donne così importanti. Un buon maschio, inserito in un ambiente lavorativo composto da sole donne, ripristina l'energia sessuale e perchè no, anche la competizione lavorativa. Oltre a cambiare le lampadine in maniera superba.
Questa è la mia personale teoria, ma accetto di essere pubblicamente smentita.
Più maschi e meno cottolenghi comunali.
Per chi non fosse mio coincittadino, il nuovo comune si è spostato dietro la stazione, in una nuova e moderna struttura archittettonica molto coraggiosa per una abitudinaria città come Bologna, poco incline a credere nelle novità provenienti dal suo interno.
Mi sono avventurata, con l'indirizzo in una mano, alla ricerca della torre C, dove dovevo svolgere alcuni ciappini, come diceva mio nonno.
Essendo io passata sotto il comprensorio comunale solo a tarda notte e sempre piuttosto ubriaca, me le ricordavo imponente e maestoso, pieno di luci colorate. Ovviamente da sobria mi sono resa conto che trattasi di tre palazzine di media altezza e certo non passabili del termine torre.
Prima annotazione. Guardando la mappa che dovrebbe illustrarmi la localizzazione della torre a, b o c, capisco che la confusione non è una caratteristica esclusiva del Toro ascendente scorpione. Chiedo a un vecchio che passa per caso e che si sta cipollando i maroni, e apprendo che la torre c è quella a destra, dove davanti siede Federico Poggi Pollini intento a compilare un modulo. Anche i divi evidentemente hanno bisogno di fare dei ciappini in Comune, delle volte.
Entro e scopro che adoro le architetture coraggiose, se non altro perchè in 5 secondi il potente getto di aria condizionata mi ha asciugato tutto il sudore, anche quello che ancora dovevo sudare, lasciandomi in uno strano stato tipo prugna secca.
Dopo un quiproquo con l'usciere che si sbaglia e mi manda a un piano sbagliato, arrivo al mio piano. La portinaia mi fa aspettare, e poi fa il cenno di proseguire verso il corridoio dove, alla fine di una serie di porte aperte, c'è l'ufficio che cercavo.
Passando in quel corridoio bianco le ho viste.
Ho visto loro, le comunali. In un ufficio una signora tutta dritta e tesa gira un mappamondo tra le mani, con sguardo fisso nel vuoto. In un'altra stanza una corpulenta comunale azzanna una crescente spessa quanto un mattone, in quella a fianco due battibeccano su una questione che non riesco ad inquadrare.
Alla fine del mio tour del corridoio noto, con tristezza, che sono tutte donne.
Ecco io, da sempre, considero i ginecei più pericolosi della rana velenosa sudamericana, per intenderci. Ogniqualvolta mi trovi, mio malgrado, inserita in queste chiuse comunità femminili, mi manca terribilmente il punto di vista maschile. Che sia un giudizio su come effettuare un lavoro, il posto da scegliere per ubriacarsi, o la teoria sul perchè non ti chiama. Il gruppo misto attiva una inconsapevole tensione rendendo movimentata l'atmosfera ed evita il focalizzarsi su quelle piccole e noiose questioni di principio, per noi donne così importanti. Un buon maschio, inserito in un ambiente lavorativo composto da sole donne, ripristina l'energia sessuale e perchè no, anche la competizione lavorativa. Oltre a cambiare le lampadine in maniera superba.
Questa è la mia personale teoria, ma accetto di essere pubblicamente smentita.
Più maschi e meno cottolenghi comunali.
dipende dall'approccio. ho lavorato in alcuni gruppi con un cameratismo uomo donna fantastico. Alla fine alcuni di noi uomini si alzavano a cambarsi i tampax e ad alcune che all inizio erano precisine si ritrovavano a toccarsi il pacco ogni 10 sec. tipo grattata di palle.
RispondiEliminaqueste con cui lavoro le infilerei i tacchi 12 che hanno e le sventolerei..(si capisce dove le infilerei il tacco?)
Mah, non saprei... Sembra quella roba del reintrodurre l'orso in veneto che prima son tutti gasati e poi quello sbrana due somari o peggio si tromba l'unica collega passabile, quella zoccola dell'Ufficio Ediliziasobenio, quella che tutte la odiano, quella che chicazzosicredediessereconquelleorecchie, e come per magia si decide di sparargli.
RispondiEliminatipo l'impianto di batteri in qualche misteriosa coltura farmaceutica?
RispondiEliminaMa che davvero che ho idealizzato la cosa? A me pare una soluzione. Ci credo. Credo che lo scambio sia importante.
RispondiElimina