martedì 8 febbraio 2011

Storie di ordinaria precarietà

Ieri sera io e la collega M. abbiamo deciso, dopo una giornata di duro lavoro, di andare al cinema. In cineteca alle 22.15 era in programma "Another year", nuovo capolavoro di Mike Leigh. Ci siamo date appuntamento alle nove in piazza Maggiore, un grande classico.
All'incontro, la mia collega arriva un pò trafelata "Non ci hanno ancora pagato lo stipendio", dice, "ho cinque euro, mi offri qualcosa tu?".
Io, che vengo da due settimane in cui mi sono successe le seguenti disavventure finanziarie:
- mi hanno clonato il bancomat;
- mi hanno prelevato 1500 euro a Tijuana;
- avevo 300 euro nel conto corrente;
- sono andata in rosso di 1200 euro,
- ancora non ho avuto indietro i miei soldi
ho controllato rapidamente nel portafoglio identificando 10 euro e 12 centesimi.
"Bene", ho detto a M., "abbiamo 15 euro e 12 centesimi, dobbiamo andare al cinema e mangiare/bere qualcosa, ingeniamoci".
Giunte al Pratello, dopo pochi secondi di consultazione l'alternativa è stata ovviamente prendere una birra nel negozietto pachistano e, complice il clima vagamente primaverile, accoccolarci su una panchina in piazza San Francesco. Non lo facevamo rispettivamente da sei anni (io) e 4 anni (lei). Ovviamente il progetto di cibarsi è stato immediatamente cassato.
Arrivate alla panchina con la nostra Menabrea, dopo dieci minuti di conversazione su temi squisitamente futili, io e M, ci siamo guardate negli occhi e abbiamo realizzato la desolazione di quel momento:
"Ehi. Abbiamo 27 anni. Laureate con il massimo dei voti. Pubblicazione della tesi. Dottorande, specializzande e cazzi vari. Da piccole abbiamo avuto in regalo il Pisolone e Barbie snodata. Vacanze studio in Inghilterra. La maestra di italiano ci diede ottimo al tema di terza media. Abbiamo un età in cui bisogna costruire, e noi non solo non lo facciamo, ma galleggiamo in una precarietà impercettibile, che ti mozza il respiro in gola e ti oscura il futuro. Ci barcameniamo con quei 4 soldi che ci riempiono, mensilmente e con grandi ritardi, il conto corrente, e a cui dovremmmo anche dire "grazie", frugandoci le tasche la terza settimana del mese illudendosi di comprare le sigarette.
Ci rimangono solo i vizi, perchè ci hanno bruciato le virtù.
Questo, in un mondo democratico e soprattutto civile, non capiterebbe.

8 commenti:

  1. La tua situazione, come quella di moltissimi altri è terrificante. Io sono in una posizione molto più fortunata. Ho un contratto stabile, ma le pressioni a questo punto arrivano con orari di lavoro massacranti, cazziate immotivate se non da smanie di potenza dei capi (ma di cosa si vantino, poi, non è che sia chiaro)... l'unica cosa da fare, a mio modestissimo parere, è un gran casino. E ci stiamo anche arrivando, forse. Solo che, finché non strilleremo (strillerete) più forte degli altri tutto sembrerà andare bene... oggi un ragazzo di 30 anni si è buttato giù dal Duomo, non si capisce ancora il perché, ma se si fosse buttato giù da un qualunque altro palazzo in periferia, probabilmente nessuno l'avrebbe saputo. L'unico modo per sconfeggerli è apparire, ma apparire non si può, perché è tutto di colui il quale ci ha ridotti in questo stato...

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  2. Prova a rivolgerti a una di quelle psicologhe inutili e decerebrate, magari ti aiutano.


    (si scherza, eh)

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  3. Se invece di stare a bighellonare fino a tardi andreste (sic) a cercarvi un lavoro serio! Eh?!

    :^

    F66

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  4. Meglio bighellonare che farsi deprimere. Poi le situazioni di miseria stimolano sempre la creatività e dunque..chissà che non ne esca qualcosa di buono.
    Giaime: apprezza quello che hai. Noi poi ci proviamo a strillare, ma tra un secondo, terzo e quarto lavoro a volte non si ha neanche il tempo per pensare..

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  5. La desolazione di un'intera generazione nelle tue righe. Ci prendono per sfinimento, non abbiamo neanche la forza a volte di capire quali sono i nostri diritti, perché siamo talmente stanchi da non sapere neanche come ci chiamiamo..
    Mia mamma alla mia età aveva due figli e un divorzio alle spalle, era una donna un'adulta, noi quando lo diventeremo?
    in tutto ciò ti abbraccio forte.

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  6. Io apprezzo quello che ho, ci mancherebbe, ma non è paragonando la mia situazione fortunata a quella di altri che si risolve la questione. Ci sarà sempre qualcuno che sta peggio di qualcun'altro; così si va solo a picco...

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  7. Tutti noi si bighellona fino a (troppo)tardi: qualcuno pagato, qualcuno gratis.
    E chi strilla deve rammentare che in un mondo dove tutti urlano, il vero fragore è il pensiero pensato.
    Flèp66

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  8. solo quando la troppo duratura assenza di virtu' rendera' il vizio non piu' percebile come tale, qualcosa potra' cambiare

    per esempio poter bere in p.zza s.francesco dopo le 22 senza prendere multa

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