venerdì 18 dicembre 2009

Che aria che tira

Mentre sotto casa c'è un rave e il mio gatto si fa il bidet, guardo la mia camera. Tra due settimane la dovrò abbandonare per un letto ribaltabile su moquette sudicia, per qualche smilzo guardaroba e finestre con gli spifferi. Lo so, modalità pessimistica on.
Ma la dovreste vedere com'è bella, questa camera.
Essere attaccati alle cose a volte non è uno sbaglio.






E se anche lo fosse non sarebbe un problema per me :)
Dall'alto a sinistra, in senso orario: Contenitore di caramelle, profumo True Star, sveglia, Lampada comprata a Venezia al mercatino dei bambini, fascia di Muji per ricordarmi che non si va mai a letto senza struccarsi, contenitore e Nivea, mai usata ma che fa Italia più di Gianni Morandi.

3 commenti:

  1. io ho risolto affidando il carico emotivo del concetto di "casa" alle pantofole. basta che mi porti dietro quelle e ovunque vado sono "a casa".
    il comodino e' un po' ingombrante.

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  2. Si ma in Inghilterra si usa la moquette, a che mi servono le pantofole?
    Mi porterò la nivea (che tra l'altro usano anche là chiamando nivìa, anyway)

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  3. e' la funzione simbolica, non d'uso, come appunto la nivia

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