sabato 9 gennaio 2010

Volare oh oh

Succede che arrivi al Marconi, e ti viene l'ansia.
Un milione di turisti over 60 che partono per Tenerife, loro e la loro ernia.
Improvvisamente vorresti avere a che fare più con Barbie snodabile che con un check in, ma hai ben poche alternative.
Vai, ti butti.
Piangi anche un pò, ma lo simuli bene (questione di ovulazione).
E poi lui. C'è sempre lui.
Che lo vedi seduto davanti a te, mentre paranoico si guarda intorno. E' imbolsito da troppi kebab, ma i tuoi occhi lo vedono foderato di tritolo, così come visualizzi già i titoli dei giornali: Era giovane. Lascia una collezione di stivali. Qualche libro. Un conto in rosso.
Non stai tranquilla finchè non lo vedi in fila per un altro imbarco e ti senti anche una merda perché i latini avevano ragione : mors tua vita mea. Ma sei incredibilmente sollevata.
Il tuo corpo è in balia dei controlli per la sicurezza e, anche se capti strane affinità con il regime nazista in quel mettere in fila, far alzare le braccia e schedare, tu taci e prosegui, cercando di trovare una poltroncina il più lontano possibile, dove finalmente sfogliare l'Unità e, caso mai, parlare un pò da sola.






E ovviamente no.
Succede che l'aereo che dovevo prendere si è rotto. Tre ore di ritardo.
Per la cronaca non avevo neppure un euro per bere, avendo speso tutti i miei soldi (dieci euri) per imballaggio e l'Unità (che sì, è il mio quotidiano preferito).
E allora aspetto. Aspetto.
A un certo punto vedo un signore che mi osserva. Avrà quarant'anni ed è visibilmente asiatico. Mi scatta una foto, da lontano, e continua a guardarmi.
Io penso Lè, un altro psicolabile e cerco di non fissarlo.
Lui si alza, si avvicina.
Lo sai che potresti fare la modella?
Io non voglio credere che l'abbia davvero detto, pensavo certi frasi di una banalità esagerata fossero bandite anche dal nostro cervello.
Evidentemente no, perchè continua.
Si chiama Edwin, è un fotografo filippino e vive a Modena.
Incredibilmente alterato da non precisa patologia psichiatrica, continua a interagire con me con insistenza. Vani i tentativi di dirgli Guarda, ho mal di testa, taci. Il filippino parla letteralmente da solo e all'immagine che si è creato di me.
Evito di riportare la quantità di stronzate che mi ha riferito, perchè abbiamo tutti qualcosa di meglio da fare (io, ad esempio, cuocere due salsicce).
Poco prima del fatidico imbarco, che arriva dopo 4 ore di attesa, il fotografo vuole leggermi le mani.
Io all'inizio dico no, poi cedo perchè la puzza del suo alito mi sta inebetendo, e almeno così si distanzia (no, pensate alla situazione, io ho un problema con queste persone-cozze, non so più come fare).
E quel nano asiatico cosa mi dice?
Che avrò una vita breve.






8 commenti:

  1. perchè? perchè sono una cogliona?

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  2. Ci mancava il filippino mago...
    Aeiouy

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  3. Mendina. ma almeno ti ha proposto contratti milionari per vanity fair filippina?
    Ele

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  4. e poi ti ha cantato "volare oh-oh"?
    avevano ragione certi preti, che i filippini avrebbero assimilato piu' velocemente le "virtu' " italiche
    buon inizio oltre manica!

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  5. Altro che Londra, dovevi andare in filippinia a diventare una modella supermilionaria...hahahahah
    un abbraccione

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  6. grazie Mario!
    Io di provoloni così non ne ho mai visti, ieri sera per rievocarlo ho visto i vitelloni, bellissimo film.

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  7. Sarà strano ma a me sono rimaste impresse le 2 salsicce...
    De

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