martedì 27 ottobre 2009

Segno dei tempi

Della mia adolescenza, passata a Prato con mio padre, ho ricordi molto belli.
Mio padre aveva una fabbrica tessile, si occupava di import-export.
All'interno del suo magazzino c'erano scatoloni su scatoloni e quando io, finiti i compiti, potevo dargli una mano, provavo una strana sensazione di stordimento davanti a tutti quei vestiti.
Una volta sbavai pure, davanti a una t-shirt edizione limitata di Calvin Klein, ma forse era la fame.
Mangiavo poco, era di moda Kate Moss.

Gli operai di mio padre si chiamavano Giannino, Rita, Marco, Paolo, Robertino, Fabietto.
Ne chiamavi uno e si voltavano tutti, perchè erano cinesi e non capivano una parola.
Mi sono sempre chiesta come facessero a lavorare per mio padre, che parlava solo italiano, e non sbagliare mai un ordine.
Mio padre diceva che erano nati per lavorare, e allora pensavo che lui era nato per avere un'azienda, io per comprare vestiti e Benedetta, il nostro cane, per fare pipì contro le gomme della Mercedes del vicino, che si chiamava Aristide e si toccava sempre tra le gambe.

Sono passati quindici anni da quel periodo.
Ho scoperto di essere nata anche per altre cose, che non sempre implicano una carta di credito.
Benedetta è ancora viva, ma la Mercedes non c'è più, chiaro segno dei tempi.
Per quanto riguarda mio padre e i cinesi, beh a voi la risposta.



lunedì 26 ottobre 2009

Insegnare la pedagogia del terrore ai bambini, l'unica soluzione per leggere un giornale

Michimostro, Michimostro, mi dai un consiglio su come affrontare i bambini? appena prendo il giornale in mano arrivano, lo stracciano e vogliono che giochi con loro..!

Digli che se lo fanno un'altra volta li ammazzi. Con me da piccolo ha funzionato.


Questo succedeva quarant'anni fa, quando il nostro placido Michimostro lanciava palle di ragù dalla finestra e crocifiggeva le vicine di casa con arco e freccie autocostruite.
Probabilmente tutti pensavano sarebbe diventato un serial killer, mentre oggi è un affermato architetto/designer che non disdegna serate sul divano e il ragù più che lanciarlo preferisce mangiarlo.
Non ha neanche ammazzato la madre, nel caso ve lo steste chiedendo.
Fosse nato oggi, lo avrebbero imbottito di farmaci e lasciato alla mercè di qualsivoglia neuropsichiatra infantile avesse qualcosa da dire. E, ci giurerei, sarebbero stati molti.

Io domani ci provo. O va bene, o al massimo gli creo qualche sana paura infantile, che sennò che infanzia è.

sabato 24 ottobre 2009

Cose che mio nonno non avrebbe mai pensato potessero accadere e invece accadono

Se mio nonno fosse vivo e vedesse che viviamo in case tutte uguali, colonizzate da Lack, Billy e Tertial tirerebbe giù qualche santo dal calendario e mi/ci/vi accuserebbe di aver disperso, rigettato, dimenticato le nostre italiche tradizioni, anche in fatto di arredamento.
A lui piacevano i cassettoni di legno scuro, i centro tavola con pizzo veneziano e i quadri di Maria Santissima di Montenero.
O, forse, se ne sarebbe fregato e avrebbe detto " brava" dopo l'ennesimo acquisto di lampade euri 5,99 all'Ikea.






















Ecco, diciamocelo.
Parlerei di qualsiasi cosa pur di commentare il fatto del giorno, ovvero che a Pietro Marrazzo, politico del PD, ex giornalista di una nota trasmissione televisiva nonchè attuale governatore del Lazio ( non dico della Calabria :), gli garba la terza via.
Ecco, io non me ne capacito.
Per quanto aperte, disinvolte, forti crediamo di essere, ci sono notizie che una donna non riesce, e non può, sostenere.
Non fa parte della nostra dotazione genetica, del corredo cromosomico del nostro essere.
Per quanto mi riguarda una è questa, l'altra è che tuo marito se la fa con Angelina Jolie.
Entrambe, per ora, piuttosto lontane.


giovedì 22 ottobre 2009

L'uso dell'albo per impedire il sonno

Ok. Ti volevo dire una cosa.
Succede che ti alzi all'una di notte e non hai sonno. tu mi dirai, santo cielo ma sei andata a letto all'alba, e potrei risponderti , non c'era un cavolo in televisione, che io sono una di quelle che ancora la guarda.
Mi sveglio e penso che devo dare un esame di stato, tra giusto un mese.
Si, come i buttafuori.
Un esame di stato che mi iscrive a un albo professionale di altri professionisti che praticano la mia professione e sono molto professionali.
Dato che esiste una categoria di lavoratori che spinge per avere un albo dovrei essere contenta, io, che già ce l'ho. Il mio albo.
Che se tutti vogliono un albo, più albo per tutti.
Che se tutti avranno un albo, a ogni albo la sua festa.
Ho ancora tutta la notte per pensare intensamente a come diventare felice per tutto ciò.
Perchè alla mia età quando ti dicono che devi assolutamente fare parte dell'ordine, ti fidi ma non sai mai a che conseguenze porterà.

martedì 20 ottobre 2009

Ragazze 2.0

Una volta ho conosciuto una ragazza che cambiava colore di capelli tutte le settimane, caricava su myspace video in cui suonava con la chitarra " strange world", frequentava un master in comunicazione e nella vita voleva fare la product manager web 2.0.
Si vestiva di colori improbabili, con pantaloni strettissimi che evidenziavano la sua già lampante emiliano-adiposità e voleva, tra le altre cose, rubarmi il fidanzato.
Lei si definiva ragazza 2.0 e pensava di essere terribilmente anticonformista, innovativa ed emancipata, ma io avrei trovato altri milleecinquecento modi per definirla più efficacemente.

domenica 18 ottobre 2009

Dieci minuti di celebrità e una vita di tristezza

Non c'è cosa più emotivamente destabilizzante, sconvolgente e destrutturante del vedere la tua ex datrice di lavoro che si fa fotografare in posizioni lascive, per di più in un granaio, vestita di stracci e con sguardo ammiccante.
Colei che ti ha concesso il lavoro si concederebbe ben volentieri a qualunque raccoglitore di barbabietole della zona: qualcosa che può uccidere, se si è deboli di cuore.
Questa cosa del minuto di successo di Andy Warhol andrebbe spiegata alla maggior parte delle persone che hanno un social network o luoghi in cui è possibile esibire il proprio corpo a scopo celebrativo.
Si, arriva il minuto di successo. Ma per gli altri, dall'altra parte del monitor, arriva un'ondata di glaciale tristezza accompagnata dalla considerazione che ti pensavano più felice, più realizzata, ma soprattutto, più carina senza vestiti.
Amen.

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